kenzo1   In un mondo neoclassico, composto, quieto e governabile a piacere, una giovane donna dai capelli raccolti e con un abito che sembra un peplo, si differenzia e si distacca.

Il suo viso è molto classico e dolce, nulla di strano o di duro nei suoi lineamenti. Gli occhi grandi ricordano le parole di Omero in lode a una divinità femminile (Minerva?): Occhibovina…

Il colore verde dell’abito la distingue immediatamente dallo sfondo di uomini in tight e di signore “bene” con abito scuro e filo ordinato di perle. L’abito fa solo alcune concessioni alla prudérie della nostra cultura le due bretelle/spalle che le coprono anche i seni, e lo spacco della gonna che si apre volentieri, apparentemente come offerta sessuale.

Il colore verde, la pone al di fuori del mediocre consesso umano. Per inciso nell’alto medioevo il verde oro di alcuni crocifissi richiamava la divinità. Ricorda anche (per chi la conosce) la Dakini verde, la divinità femminile buddista che governa l’elemento Aria ed è la Dea del Nord.

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Le sta accadendo qualcosa che lei stessa non riesce a controllare. Non le è subito chiaro, ma lei sa. Esce dalla sala da pranzo e in un luogo che più neoclassico non si può, in cui lo spazio si perde all’infinito, scandito dalla regolarità delle colonne laterali come l’atrio di un tempio, qualcosa emerge da dentro e lei ci fissa, tranquilla ed energica insieme. E’ evidente che non ha paura. E’ come se ci dicesse “Attenti ora arriva la pazzia, l’energia, ma la conosco, è la mia, è la vostra, guardate!”. Potrebbero essere le parole di una divinità.

Poi comincia, inizialmente solo un ritmo che poi diventa una musica cadenzata e governata dalla voce umana dai toni bassi. La donna/dea muove gli occhi. E’ posseduta da una forza interiore che la agita e la spinge in una danza sfrenata. Sorride e si abbandona all’estasi rovesciando all’indietro gli occhi, poi la testa e il tronco. Insomma abbiamo a che fare con una Menade contemporanea.

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Nella foto un vaso attico del 480 a.c. che rappresenta una Menade che danza mentre un Satiro suona il flauto

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Menade furiosa, da Vulci, 490-480 a.C. – München, Staatliche Antikensammlungen, 2645.
La figura della menade (che fosse arrabbiata o meno) non è tranquillizzante Porta le insegne del potere: la pelle di leopardo sulle spalle e il serpente attorcigliato attorno al capo, un altro leopardo tenuto per una zampa e lo scettro con i sonagli che sembra sviluppare energia. Le vesti si muovono con lei, tirate da un vento che le obbedisce.

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Rilievo con menadi danzanti, rielaborazione neoattica da modelli di Kallimachos (fine del V sec. a.C.) Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco



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E’ chiaro che le Menadi portavano con sé e sviluppavano una grande energia, qualcosa che non era solo umana normalità, e non era pazzia, ma che aveva a che fare con energie generalmente sopite. Non a caso erano legate a Dioniso e ai misteri. Forse, nella realtà, erano molto simili alla rappresentazione che ne dà la bravissima danzatrice nel video.
Tornando al video, al minuto 1,30 passa davanti ad uno specchio dove prende coscienza del suo doppio – e di sé stessa. Charles Musés, nel libro ‘I nomi della Dea’, scrive: “… nel carattere cinese WU che indica la teurgia sciamanica, sono raffigurate due sacerdotesse che compiono la danza rituale e che adempiono alla funzione di evocazione dei poteri divini.”.

Poi incontra una scultura che rappresenta una testa di uomo anziano, forse saggio. I gesti che fa hanno un che di magico, come se cercasse di insegnargli un modo di ragionare diverso che passa attraverso il corpo e la naturalità della vita senza troppe sovrastrutture.
E’ posseduta; una divinità sta parlando attraverso i suoi gesti. Lei non ha parola.
Sale di corse delle scale. Sta facendo un percorso verso l’alto, verso la divinità.
Ci costringe a seguirla guardandoci dritti negli occhi, sottolineati da un rapido gioco delle dita.
Al minuto 2.24 la sua forza si scatena di nuovo e assale un uomo normale, che tranquillo telefonava. Lo getta a terra. L’uomo non è in grado di opporsi, né è capace di seguirla. Lei si allontana lanciando folgori.
La sua forza la tiene saldamente: dal minuto 2.40 per 15 secondi è chiaro che le sue membra si muovono in modo autonomo: prima la mano sinistra, poi la gamba destra sembrano avere vita propria ed essere inarrestabili.
Ma il corpo riprende a muoversi seguendo la musica. Entra in un teatro dove la vediamo danzare sul palco, solo lei illuminata/luminosa nel buio della sala. Finché la musica si acquieta, si inserisce un ritmo dolce, le note armonizzano l’energia e i gesti rallentano. Lei si lascia cadere nel vuoto. La musica si interrompe poi riprende, mentre la scena cambia radicalmente.



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Sempre danzando, lei esce nella notte, finalmente è all’esterno del tempio.
Non ci sono più la natura e i boschi che accoglievano le Menadi possedute dalla Dea. Siamo in un ambiente costruito ad arte, con alberi e fiori finti. Non si sfugge alla civiltà.
Ma lei ci prova e, anzi, si lancia nella corsa fino ad incontrare un occhio gigantesco che la fissa (e fissa anche noi).
Non lo teme: si solleva da terra e, come in volo, attraversa la pupilla (che pare fatta di fiori) e atterra dall’altra parte. Ha vinto. Gli ultimi secondi del video lo confermano. E’ stata una brava guerriera e la Dea non l’ha mai abbandonata. Ha superato una prova terribile e alla fine ci guarda come dire “Visto? Imparate. Eseguite.”. Ohimé, l’inquadratura seguente è un primo piano sul profumo, anch’esso a forma di occhio, con una perla al posto della pupilla. E’ evidente che bisogna assolutamente comprarlo. O no? A voi la scelta!

Ma quindi infine, qual è il significato dell’occhio?
Il primo che mi era venuto in mente era quello – terribile – della divinità cristiana: il triangolo in cui è inserito l’occhio di Dio. Dio ti vede. Abbine paura.
Ma la simbologia dell’occhio è molto più antica.
Tilde giano Gallino, nel suo libro ‘La ferita e il re’, dice: “La convinzione di Jung che gli occhi rappresentino simbolicamente gli organi genitali femminili …” … E più oltre : “Sembra dunque esservi una profonda interconnessione tra gli occhi e gli organi genitali femminili. Dal punto di vista anatomico figurativo esiste del resto un indiscutibile rapporto di somiglianza reale tra la forma degli occhi e quella delle ovaie della donna.”.



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Quindi ecco svelato l’ultimo meccanismo psicologico nascosto nel video. L’immagine dell’occhio divino data dal cristianesimo prende l’aura di sacralità dalle antiche religioni e anche, direttamente, dalla forma del corpo femminile. Il video a sua volta riprende la stessa aura sacra – ma ora con precisi intenti pubblicitari e commerciali.
La donna che danza posseduta dall’energia divina, la Menade sacra, si lancia nell’occhio con un’azione spettacolare di riconquista del territorio femminile usurpato da millenni.
Consideriamolo come un augurio di ritrovata potenza, in questo periodo di feste natalizie!!

Paola Bisio

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